Il numero di maggio 2008 è tutto su Israele per i suoi 60 anni

L´Europeo e Israele

  Cultura e società   

Anche questo mese è in edicola uno straordinario numero de L’Europeo, da comprare e leggere.

Il mensile della RCS periodici ha dedicato il numero di maggio allo Stato di Israele, raccontato da Giorgio Bocca, Robrt Capa, Moshe Dayan, Elliot Erwitt, Oriana Falaci, Leonard Freed, Stefano Jesurum, Alberto Moravia, Piero Ostellino, Paolo Pellegrin e Piero Raffaelli.

Il volume ripercorre la storia dell’Stato partendo dalla risoluzione n. 181/47 dell’Onu: senza l’opposizione di Egitto, Siria e Giordania oggi non ricorrerebbe soltanto il sessantesimo anniversario della fondazione di Israele, ma anche di uno altro Stato. Lo Stato palestinese. Che avrebbe avuto, allora con l’accordo di Israele, una estensione territoriale ben maggiore di quella di cui si parla oggi.

Rileggere la storia dello Stato di Israele, soprattutto degli anni Quaranta, porta ineluttabilmente a ricordare l’espressione di Franz Fanon: i Dannati della Terra. Che in questa vicenda sono in primis i palestinesi. (allora e anche in seguito) soprattutto degli Stati arabi, che (con l’appoggio decisivo dell’Inghilterra) hanno avversato in ogni modo - come spiega Piero Ostellino nell’introduzione - il riconoscimento all’indipendenza di una minoranza scomoda come quella palestinese. Stati arabi che erano, e sono rimasti, reazionari e sordi a ogni tentativo di pacificazione della regione.

Al no alla risoluzione 181/47 sono seguite guerre, centinaia di migliaia di vittime, nefandezze di ogni provenienza. In particolare vanno ricordati due momenti di particolare drammaticità: la dichiarazione di accettazione nel 2000, a Camp David, da parte da Ehud Barak, il Premier israeliano, del 95% delle richieste di Yasser Arafat e l’accordo su Gerusalemme capitale dei due Stati. Ma Arafat - che in Italia i partiti della sinistra e la Dc hanno continuato a considerare un interlocutore affidabile e progressista, e non il leader di un gruppo di potere corrotto e spregiudicato -  scelleratamente rifiutò. Nei giorni successivi la provocazione del Ariel Sharon innescò la seconda e ben più sanguinosa Intifada. Lo stesso Sharon che, due anni fa, capì la necessità, anche per Israele, di voltare pagina. Fu proprio lui a bloccare gli insediamenti dei coloni nelle terre palestinesi, provocando un vulnus profondo nel popolo israeliano. Sorprendente: Sharon - inchiodato dalle contestazioni di Oriana Fallaci nell’intervista del 1982 - compie l’atto più deciso di inversione della politica israeliana. Ma non può governarlo perché colpito da un ictus. Da allora vegeta.

E guerra e terrorismo continuano. I palestinesi continuano ad essere i Dannati della Terra. Ma anche gli israeliani non si sentono molto bene: nonostante la loro forza, gli straordinari risultati nel costruire sulla sabbia e sulle rocce un Paese veramente democratico e con un livello medio di vita alto, Israele un Paese è in guerra da 60 anni. Continuamente minacciato (e non solo dall’Iran), deve continuare a essere difeso. Deve essere aiutato a non abbandonare la ricerca del dialogo e della pace.

Un’attenzione particolare nel volume va alla meraviglia delle eccezionali fotografie pubblicate. Centinaia di fotografie, articoli, veramente ben fatto questo numero che illustra un Paese in guerra da 60 anni.

GS

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