Galeata è anche una delle belle e ridenti località che si incontrano percorrendo la Strada dei Vini e dei Sapori dei colli di Forlì-Cesena

Galeata archeologica: da ottobre visitabile la villa di Teodorico

  Turismo d’autore  

Galeata è un borgo riconosciuto “Città slow”, città del buon vivere, per la ricerca di una vita compatibile con l’ambiente e per la presenza di una grande varietà di prodotti tipici e gastronomici, come il formaggio Raviggiolo, la carne di vacca romagnola, il tortello sulla lastra. Ma Galeata, assieme alle frazioni di Pianetto e San Zeno, offre ai visitatori anche un inconfondibile patrimonio di eccellenze storiche ed archeologiche, che permettono di farsi un´idea dello sviluppo storico dell´Alta Valle del Bidente dalla protostoria fino all´età moderna. Galeata ha origine antichissime: le prime testimonianze risalgono all’età del rame; all’età romana risale il nucleo dal quale nascerà l’odierno abitato; nel Medioevo sorgono castelli (Pianetto, Torre di Poggio Galmino, Torre di Monte Erno a San Zeno), insediamenti religiosi e borghi; nel corso del XV secolo, poi, Galeata passa sotto l’influenza di Firenze, rimanendovi per vari secoli, tanto che, ancora oggi, è percepibile l’influenza toscana amalgamata a quella romagnola, nel dialetto, nelle tradizioni popolari e nella gastronomia. Per questo consigliamo di iniziare la visita dal borgo di Pianetto, sviluppatosi lungo la via che conduce al castello, partendo dal convento rinascimentale dei Padri Minori, oggi sede del Museo civico, per recarsi poi nella Chiesa rinascimentale di Santa Maria dei Miracoli e, nelle vicinanze, tre siti di particolare interesse: i resti dell’antica città romana di Mevaniola, il centro monastico fondato da Sant’Ellero e, tra poco, anche la villa di Teodorico. Il Museo civico, nato nella prima metà del Novecento dalla passione e dall’amore per la terra natale di Mons. Domenico Mambrini e donato all´Amministrazione comunale dopo la sua morte, è il centro ideale di un territorio che è tutto da scoprire, ricco di chiese, vie silenziose, angoli nascosti. Il Museo è suddiviso in due sezioni: una storico-artistica e l´altra archeologica, che documenta la storia dell´alta valle del Bidente dalle fasi più antiche fino al Medioevo. All´inizio del percorso archeologico è allestita anche una sala dedicata al fondatore del museo Mons. Domenico Mambrini. Nella sala della prima sala della sezione storico-artistica sono conservate interessanti opere artistiche, fra cui due Vanitas della fine del ´600, appartenenti alla collezione di Mons. Domenico Mambrini, che rappresentano in maniera simbolica la caducità della vita e l´inconsistenza del sapere. Nella stessa sala si possono ammirare anche due piccole tele, una raffigurante una Fiasca (XVII secolo) e l´altra una Natività del pittore bolognese Carlo Cignani. In vetrina sono esposti pregevoli ceramiche databili dal XIII al XX secolo. Nella seconda sala di questa sezione, invece, sono esposte opere provenienti dalla galleria degli Uffizi: Madonna della Rondine di Francesco Brina, Visitazione di Cosimo Gamberucci, Sacra Famiglia attribuita ad Elisabetta Sirani. Particolarmente interessanti sono gli affreschi, in particolare una Madonna dell´Umiltà databile al 1330 circa, dalla chiesa di S. Maria al Pantano, che risente di influssi giotteschi. La prima sala della sezione archeologica permette di farsi un´idea dell´eterogeneità dei materiali collezionati da Mons. Domenico Mambrini, spinto dall´interesse per la storia locale alla creazione di una raccolta di antichità (fossili, reperti archeologici, libri, documenti, opere artistiche, oggetti folcloristici) in prevalenza provenienti dal territorio del fiume Bidente. In questa sala ci ha colpito, in particolare, un piccolo idolo egizio in terracotta che raffigura Iside con in braccio Horus (nello schienale del trono vi è un´iscrizione geroglifica). Nella seconda sala una carta del territorio evidenzia i rinvenimenti archeologici dalla preistoria al medioevo. In vetrina sono esposti materiali che attestano la presenza dell´uomo nella valle del Bidente dall´eneolotico (3000 - 2300 AC) all´età romana. Sono degni di nota alcuni materiali etruschi in bucchero ed in bronzo. Nella terza sala vengono presentati vari aspetti della vita nella città romana di Mevaniola, cui si risale in base ai materiali rinvenuti nel sito poco distante dal borgo durante le ricerche archeologiche: dagli edifici pubblici, alla vita quotidiana fino ad arrivare all´ambito funerario; quest´ultimo è ben documentato da corredi tombali rinvenuti nel 1993. Nell´esposizione risaltano alcuni pezzi unici, come la chiave onoraria con impugnatura bronzea a testa di cane (I secolo d.C.), l´iscrizione a mosaico di Caesius (seconda metà I secolo a.C.) e la stele funeraria di Rubria Tertulla (III secolo d.C.). La quarta sala ci presenta il territorio fra tardo antico e medioevo: in essa infatti sono conservati corredi tombali di S. Sofia risalenti al VI secolo d.C. ed alcuni materiali in marmo dalla pieve di S. Pietro in Bosco a Galeata, come, ad esempio, la statua colonna raffigurante l´infanzia di S. Nicolò, il capitello atropomorfo della fase romanica di S. Ellero e due frammenti di iscrizioni romane riutilizzate nel VI secolo come plutei con raffigurazioni di un agnello e di un pavone. La sala successiva è tutta dedicata all’area della villa di Teodorico e le vetrine ospitano un´ampia scelta dei materiali rinvenuti durante le ricerche archeologiche condotte in tale sito. Nella sala è posto in posizione preminente il rilevo raffigurante l´incontro fra S. Ellero e Teodorico, nel retro del quale è incisa un´iscrizione che ricorda i fatti narrati nella Vita Hilari: fra il V e il VI secolo d.C., secondo la leggenda, Teodorico giunse nella valle del Bidente, presso Galeata (Galigate), per costruirsi un palazzo di caccia e, contemporaneamente alla costruzione della villa, nel colle sopra Galeata si ritirò Ellero, fondandovi, poi, un centro monastico, destinato a divenire molto potente durante il Medioevo. Nella stessa sala possiamo cogliere le varie fasi del complesso religioso ilariano: dalla fase paleocristiana, documentata dai plutei con ruote, a quella altomedievale con gli elementi scultorei in arenaria dalle caratteristiche decorazioni ad intrecci. Lasciato il museo, si può visitare la chiesa di S. Maria dei Miracoli, edificata nel 1497 per il miracolo avvenuto nella casa di Cione di Francesco nel borgo di Pianetto, dove una tavoletta raffigurante la Madonna e Santi fu vista piangere e versare dal seno gocce simili al latte. La chiesa, dalle linee architettoniche rinascimentali, è dominata da un tempietto, sorretto da colonne con capitelli corinzi, che si estende verso il centro dell’unica navata in cui è venerata la tavoletta del miracolo. Nelle pareti laterali della chiesa vi sono gli altari, cinque per parte, che conservano pregevoli opere come La Visitazione (1599) di Giovanni Stradano. La chiesa si contrappose all’abbazia di S. Ellero, che negli stessi anni, acquisì un rinnovato prestigio con il ritrovamento delle reliquie del Santo Abate. Infatti, mentre la chiesa di S. Maria si poneva come centro di fede per l’intera comunità, S. Ellero, pur nella riconosciuta importanza, risentiva della sua isolata posizione. Ancora oggi, se non si vuole arrivare in auto, si può raggiungere l’abbazia percorrendo a piedi il sentiero delle cellette, che costituisce la via storica che i pellegrini percorrevano da Galeata fino alla chiesa. A causa dell’abbandono e delle scosse sismiche l’edificio che oggi ci appare risulta il sovrapporti di varie fasi costruttive e di numerosi restauri. L’interno è ad unica navata, che si conclude con un presbiterio sopraelevato ed un’abside rettilinea. Particolarmente suggestiva, all’interno dell’edificio religioso, è la cripta con il sarcofago del Santo, cui si accede attraverso due scale laterali poste in prossimità del presbiterio, in cui si compie un antico rito salutare legato alla magia della pietra.  Appena fuori dall’abitato di Pianetto si possono ammirare un settore delle terme, l’ipotetica area forense, la cisterna ed il teatro a pianta greco-ellestistica di Mevaniola, municipio romano, citato da Plinio nel I secolo D.C., organizzato forse a terrazze: si presume che gli edifici pubblici fossero sistemati attorno ad una via principale, che molto probabilmente ricalcava l’andamento della strada campestre che oggi attraversa la zona archeologica. A Galeata, in località Saetta, invece, grazie alla ricerche archeologiche condotte dal Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna è stata individuata una ricca residenza, con un articolato impianto termale privato, che potrebbe essere effettivamente stata una residenza del re degli Ostrogoti, che poteva così controllare il territorio sull’alta valle del Bidente. Dalla metà di ottobre sarà possibile visitare l’area archeologica comprendente gli ambienti riscaldati artificialmente (calidarium e tepidarium) e quelli freddi (frigidarium) ed un ampio cortile pavimentato in lastre di arenaria con al centro una grande vasca. Nelle vicinanze dell’area si trova la piccola chiesa di Santa Maria Assunta del Pantano con la facciata romanica in blocchi di arenaria. Come arrivare a Galeata: In auto: autostrada A14 uscita Forlì, Strada Provinciale n. 4 del Bidente (ex S.S. 310) per Meldola – Galeata - S. Sofia (distanza da Forlì 35 Km.) oppure Superstrada E 45 uscita S. Piero in Bagno e attraverso il Passo del Carnaio, direzione S. Sofia - Galeata (distanza da S. Piero in Bagno 25 Km.). In treno ed autobus: dalla stazione di Forlì, punto bus direzione Meldola – Galeata - S. Sofia. Info: Galeata, Museo Civico - tel. 0543/981854 - museomambrini@libero.it;  Comune di Galeata, Ufficio cultura tel 0543/975428 - Fax 0543/981021; Associazione Strada dei Vini e dei Sapori dei Colli di Forlì e Cesena – Piazza della Libertà 1, Bertinoro – tel/fax 0543444588 – info@stradavinisaporifc.itwww.stradavinisaporifc.it

Testo di Giovanni Scotti – Foto di Franca Dell’Arciprete

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