Il film, drammatico, affronta un’importante tematica sociale attraverso storie individuali

Tutti i nostri desideri (Toutes nos Envies) di Philippe Lioret

  Cultura e società   

Claire (Marie Gillain) è una giovane magistrato del Tribunale di Lione, con due figli piccoli ed una vita familiare serena fino a quando scopre, sconvolta, di avere tumore cerebrale. Decide di tener nascosta al marito la malattia temendo che lui non riesca a sopportare lo choc.

Un giorno, davanti a lei in tribunale, compare Celine (Amandine Dewasmes) la madre di una compagna di classe della scuola materna che frequenta anche sua figlia. La donna è “strozzata” dal sovra indebitamento ed è, ormai, sull’orlo della miseria: come molti si è lasciata attrarre da un istituto di credito per accendere ad un prestito e poi si è ritrovata progressivamente indebitata in modo esponenziale, vittima di un palese caso di circonvenzione da parte dell’istituto di credito.

Claire prova per Céline “pietas” nel senso più nobile del termine e vuole aiutarla senza umiliarla: la donna, infatti, ha la dignità di tanti poveri che affrontano l’ingiustizia della società senza piegarsi al mendicare.

Con la collaborazione di Stéphane (Vincent Lindon), un giudice esperto, disincantato e sensibile al problema, Claire decide di procedere affinché la trasparenza nei contratti sia ineludibile. Il tempo però stringe. Fra Claire e Stépane nasce qualcosa: il desiderio di cambiare le cose e un legame profondo, ma soprattutto l’urgenza di vivere questi sentimenti.

Lioret ci propone due personaggi con una grande umanità, che avrebbero potuto facilmente trasformarsi in due paladini della giustizia tout court, ma che affrontano in termini molto professionali, il tema sociale affrontato facendoci sperare che la società possa progredire non grazie ai supereroi, ma ad uomini e donne capaci di desiderare insieme e far muovere le cose.

Dopo aver diretto con maestria ed equilibrio Welcome, un film sull’immigrazione, Lioret affronta un altro tema, ancor più difficile, che mette insieme con quelli della morte, degli affetti familiari e dell’amore: la lotta contro i soprusi degli istituti di credito e quella contro il male incurabile si fondano con armonia in una sola e la risoluzione della vertenza giudiziaria diventa anche una possibile via di fuga dai problemi personali.

Il film intenso, profondo e commovente è liberamente ispirato al romanzo Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrère, pubblicato in Italia da Einaudi.

Il film, in uscita venerdì 11 maggio 2012, è una bella opera, che, nonostante le tante lacrime che fa versare, merita alla fine un lungo, prolungato applauso.

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