Assessore Del Corno: Una preziosa testimonianza di come eravamo e di come siamo cambiati

Palazzo Reale: Gianni Berengo Gardin - Le “Storie di un Fotografo”

  Cultura e società   

Il 13 giugno 2013 è stata inaugurata a Palazzo Reale la mostra Gianni Berengo Gardin – Storie di un fotografo, che può essere visitata, al primo piano, fino all’8 settembre 2013.

L’esposizione, promossa dal Comune di Milano – Cultura, prodotta da Palazzo Reale, Civita Tre Venezie e Fondazione Forma per la Fotografia e curata da Denis Curti, rappresenta la più grande retrospettiva del maestro.

La mostra presenta una raccolta di più di 180 immagini del fotografo divise in nove sezioni: apre la mostra “Gente di Milano” con oltre 40 scatti che immortalano la vita degli ultimi 50 anni della nostra città.

Questa mostra è un viaggio nella storia del nostro Paese e della nostra città, attraverso lo sguardo d’eccezione della figura tra le più importanti del foto-giornalismo italiano. – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno – È dunque una preziosa testimonianza di come eravamo e di come siamo cambiati: un mosaico per immagini in cui ciascuno di noi ritrova un po’ della propria storia, dei propri ricordi e in definitiva di se stesso. Per questo, proprio quest’anno, Milano gli ha conferito l’Ambrogino d’Oro.

Il percorso espositivo approfondisce con nuove fotografie la famosa serie intitolata “Morire di classe”, realizzata su commissione del professor Franco Basaglia, che indagava sulla drammatica situazione dei manicomi in Italia e per cui Berengo Gardin ha realizzato una storica inchiesta; ci sono poi una sala interamente dedicata a Venezia, una sezione che getta sguardi dentro le case e sui baci rubati per strada o in stazione, un’altra ancora che racconta il lavoro, da Parigi a Monfalcone e da Vercelli a Osaka. Una selezione di foto, intitolata “Comunità Romanì in Italia”, narra la vita all’interno dei campi nomadi, e un’ultima indaga alcuni dei molti modi in cui fede e religiosità si fanno immagine. Il tutto in bianco e nero, visto con uno sguardo asciutto e diretto e catturato grazie alle lenti delle sue tante macchine Leica, molte delle quali esposte in mostra.

Considerato da molti il più rappresentativo tra i fotografi italiani, ha cominciato nel 1954 a lavorare con la macchina fotografica, tenendola appesa al collo mentre girava il mondo e usando sempre la pellicola. “Il mio lavoro non è assolutamente artistico” racconta Berengo Gardin “e non ci tengo a passare per un artista. L’impegno stesso del fotografo non dovrebbe essere artistico, ma sociale e civile”.

Info: www.mostraberengogardin.it.

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