Famosa dal tempo dei Romani, offre mille spunti per un ricco e sorprendente itinerario

Daunia: un territorio di Puglia ancora da scoprire

  Turismo d’autore  

Un patrimonio tutto da scoprire e difendere gelosamente.

 Nella Daunia troviamo un terzo del polmone verde pugliese e le risorse idriche necessarie alla provincia di Foggia. I fiumi, i laghi, le riserve faunistiche dei Monti Dauni rappresentano un unicum ambientale preziosissimo, da salvaguardare e da promuovere. In questa area, pari al 10 per cento dell’intera superficie della Regione Puglia, troviamo specie animali e vegetali, selvatiche e preziose, come il lupo, il cinghiale, la volpe, il falco, funghi, tartufi, erbe spontanee e officinali. Un immenso patrimonio ambientale che convive con la più imponente concentrazione di impianti per la produzione dell’energia eolica: i borghi della Daunia, infatti, forniscono i due terzi dell’energia da fonti rinnovabili prodotta dall’intera Puglia.

Ma che cosa è questa misteriosa Daunia, così importante  e così poco nota agli stessi turisti Italiani?

Nota anche col nome di Capitanata, la Daunia comprende, nella parte settentrionale della Puglia, il Tavoliere delle Puglie, il Gargano ed il Subappennino Dauno. Anticamente, insieme alla Peucezia e alla Messapia, costituiva la Japigia o Apulia.

Erodoto, Tucidide, Polibio, Varrone, Festo, Plinio il Vecchio e Nicandro già parlavano della suddivisione della Puglia in tre aree - Daunia, Peucezia e Messapia - come effetto dell’insediamento degli Iapigi, mescolanza di Cretesi e Illiri, che avrebbero scacciato gli Ausoni, che abitavano il Meridione insieme con Sabini, Lucani, Peligni, Bruzi, Campani, Equi e Sanniti.

Nonostante abbia subito gli influssi della civiltà greca e della Magna Grecia, dei Sanniti, dei Campani e dei Romani, la Daunia è riuscita a sviluppare una sua ricca, peculiare cultura, rintracciabile nei reperti, monumenti o palazzi, pubblici e privati, dei circa 30 comuni che si identificano con quest’area: oltre 500 sono le chiese, i siti d’interesse comunitario e i musei etnografici. A conferma del patrimonio paesaggistico, archeologico e culturale di grandissimo valore e dall’alto potenziale di sviluppo rintracciabile nella zona ricordiamo che il Touring Club Italiano ha assegnato ad alcuni comuni della Daunia la Bandiera Arancione, marchio di qualità turistico ambientale, mentre l’Anci ha conferito ad altri il riconoscimento di Borghi più belli d’Italia.

Tra i reperti più significativi, ad esempio, spiccano le famose stele daunie, lastre funebri scolpite dell’VIII- VI secolo a.C., trovate nella piana sud di Siponto, presso Manfredonia, e oggi conservate nel Museo Nazionale di quella città, dopo essere state a Roma a Palazzo Montecitorio, nell’ambito delle manifestazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Le stele rappresentano i defunti, fortemente stilizzati ed erano infisse verticalmente nel terreno, in corrispondenza delle sepolture di coloro che raffiguravano. Tra i simboli scolpiti sulle stele ricorre significativamente la svastica e il fiore della vita.

Tra i principali centri dauni erano Tiati (presso San Paolo di Civitate), Uria (Vieste), Casone (presso San Severo), Lucera, Merinum (Vieste), Monte Saraceno (presso Mattinata), Siponto, Coppa Nevigata, Cupola, Salapia (parzialmente in agro di Cerignola e Manfredonia), Arpi o Argyrippa o Argos Hippium (presso Foggia), Aecae (presso Troia), Vibinum (Bovino), Castelluccio dei Sauri, Herdonia (Ordona), Ausculum (Ascoli Satriano), Ripalta (presso Cerignola),Canusium (Canosa), Melfi, Forentum (Lavello) e Venusia (Venosa).

Tra i vari Comuni da visitare, richiamiamo l’attenzione del turista soprattutto su Bovino, Troia e Lucera.

Bovino, ritenuto uno dei borghi più belli d’Italia, ha sempre svolto un ruolo strategico nei collegamenti tra Adriatico e Tirreno per la sua posizione geografica: si trova, infatti, proprio al confine tra la Puglia e la Campania. Fondata dai Dauni, Bovino ha partecipato anche alle lotte sannitiche contro i Romani, dai quali fu distrutta e ricostruita col nome di Vibinum, ottenendo il riconoscimento di città municipale con il privilegio di governarsi con le proprie leggi. Distrutta dai Longobarda, Bovino è stata ricostruita con mura difensive e strade, la cui configurazione originaria, tortuosa e stretta, è tuttora osservabile nei quartieri più antichi. Di nuovo rasa al suolo prima dai Saraceni e poi dall’Imperatore Ottone I, Bovino visse un periodo di tranquillità e prosperità durante la dominazione di Federico II, passando poi agli Angioini e successivamente a vari feudatari. Da notare, in particolare, la posizione strategica e la notevole mole del Palazzo Ducale, la chiesa del Carmine, del XVII secolo, e l’antichissima chiesa di San Pietro, eretta nel 1099, in stile romanico con elementi bizantini congiunti a residui romani. E dopo la passeggiata nel centro storico ci attende La Cantina di Nicola Consiglio. Un piccolo locale, con un’atmosfera di altri tempi, quasi per una famiglia e pochi amici. Pochi coperti in una vecchia cantina sotto il livello stradale. Arredamento rustico, stoviglie di ottima qualità, servizio accogliente e informale. Poiché Nicola ha un caseificio di famiglia, non si possono perdere il tagliere di formaggi e salumi locali, accompagnati da un buon rosso della zona. I primi sono quelli della tradizione pugliese rivisitati dalla creatività del giovane chef. Poi un agnello squisito. Davvero competitivo il prezzo. Tel 389 7897956 

“Per dormire eccellenti le strutture dell’Albergo diffuso e le dimore storiche www.residenzaleginestre.it

 Lucera, posta su tre colli da cui domina la piana del Tavoliere, fu fondata nel neolitico, visse un periodo d’oro in epoca romana, elevata a colonia di diritto latino, con ampia autonomia e privilegi, ma raggiunse il massimo splendore sotto Federico II, che vi trasferì, tra il 1222 e il 1223, 60 mila saraceni deportati dalla Sicilia, i quali crearono un centro musulmano con moschee e harem, distrutto poi dagli Angioini nel 1266. Lucera è stata lo scenario di importanti avvenimenti storici: Pirro e Annibale contrastarono l’Impero Romano in questa zona, e, sempre qui, si sviluppò la lotta tra Cesare e Pompeo. Delle diverse porte di accesso, munite di robuste saracinesche rimosse definitivamente nel 1855, rimane oggi solo la Porta Troia. A Lucera si trova uno dei più antichi ospedali d’Italia, quello di Santa Maria delle Camerelle, oggi detto Santa Maria delle Grazie. Notevole anche è il Palazzo Valletta, oggi Carnevale, con un severo portale ed un elegante interno: un palazzo interamente ricostruito su un altro dall’aspetto di un castello, che fu dimora della moglie di Manfredi, Elena d’Epiro, dopo la morte del marito a Benevento. Famosa la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, nel cuore della città, dalla facciata asimmetrica, grande  esempio di architettura gotico-angioina, Eretta per volere di Carlo II d’Angiò e consacrata nel 1302, è la principale chiesa della città e anche la cattedrale della diocesi di Lucera- Troia.

 

Una eccellente sosta gastronomica a Lucera, sarà Il Cortiletto, ospitato nell’antico palazzo nobiliare della famiglia De Nicastri, in una delle strette viuzze del centro storico. Originali volte a botte con mattoni a vista, un delizioso cortiletto interno per la bella stagione, arredi classici ed eleganti. Paolo Laskavy interpreta il territorio in chiave moderna senza però uscire dai binari della sobrietà e dell’equilibrio. Carpaccio di maialino su misticanza, con ricotta, confettura di fichi fioroni, mandorle tostate, fiori secchi ed emulsione di vin cotto, tanto per aprire. Nessuna banalità neanche nei troccoli con carne sfumata con moscato, cipolla rossa, fonduta di caciocavallo e seme di papavero con scaglie di parmigiano, nel filetto di coniglio con uva passa, pomodorini e patate con scaglie di cacio ricotta. Molto golosi i dolci e cantina di grande respiro soprattutto territoriale.

www.ristoranteilcortiletto.it,

Ai piedi di Monte San Marco, a 635 metri d’altezza, circondata da 1200 ettari di boschi, sorge Orsara di Puglia, che ha avuto la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano ed è stata premiata da Slow Food con l’ingresso nel novero delle cittaslow. Orsara è uno splendido borgo arroccato attorno all’imponente Abbazia di Sant’Angelo, dedicata al culto dell’Arcangelo Michele, oggi detta “dell’Annunziata”, che è la prima storica costruzione che appare alla vista di chi arriva ad Orsara. In Orsara si possono ammirare circa 30 siti di grande interesse storico e architettonico, come, ad esempio, il cuore stesso del centro storico, che è stato una piattaforma militare d’importanza strategica.

Un’altra antichissima città della Daunia è Troia, le cui origini si fanno risalire all’eroe greco Diomede, e che, come altre città della zona, ha subito numerosi assedi e distruzioni fino al suo definitivo declino a seguito del saccheggio operato dalle milizie di Federico II, nel 1229. Nel corso dell’XI e XII secolo la città è stata anche sede vescovile ed ha ospitato numerosi concili ecumenici. Il monumento simbolo davvero splendido di Troia è la Cattedrale, dedicata alla Beata Vergine Maria Assunta in Cielo, voluta da Girardo da Piacenza. È uno dei capolavori dell’architettura romanica in Capitanata, anche se nella sua realizzazione mostra influssi dello stile pisano-orientale.

Dal punto di vista architettonico, la facciata è divisa da un cornicione che distingue la parte superiore, più leggera e dai tratti più lievi, dalla parte inferiore, compatta, ravvivata dalla presenza di archi ciechi e semicolonne. Particolare interesse merita il rosone, unico nel suo genere, che colpisce l’osservatore per la sua indiscussa bellezza. E’ un grandissimo esempio di tecnica scultorea a traforo: composto da undici colonne che si irradiano dal centro secondo angoli uguali, a loro volta connesse con un gioco di archi che fanno da cornice, è suddiviso in undici "spicchi". Questi ultimi sono decorati con diaframmi traforati diversi tra loro e diversi dalla decorazione degli archi, creando così ben ventidue decorazioni differenti ottenute esclusivamente con la tecnica del traforo, facendo apparire il rosone come un ricamo merlettato.

La pietra lavorata a squame  determina una decorazione che ricorda una corda che si chiude o un serpente che si morde la coda, simbolo dell’eternità, della morte e resurrezione, oltre ad essere di forma circolare, simbolo della perfezione. Il centro del rosone, dunque, simboleggia la figura di Gesù Cristo. Il rosone è la sintesi di diversi influssi stilistici, prodotto unico ed originale di raffinatezza priva di esemplari con cui possa essere paragonato. Nel piano inferiore la porta centrale in bronzo, scolpita nel 1119 da Oderisio da Benevento presenta undici pannelli su cui sono rappresentati stemmi, alcuni dei quali sostituiti nel Seicento. E non dimentichiamo il Museo del Tesoro che conserva 3 dei 33 exsultet presenti in tutto il mondo: rotoli di pergamena miniati con scene del Vecchio Testamento.

Ma la Daunia è ancora tutta da scoprire non solo per la sua cultura, ma anche per la sua enogastronomia. Tutte le strutture sono, infatti, impegnate a valorizzare prodotti veramente “a chilometro zero”, coltivati dagli stessi ristoratori o da aziende agricole della zona attente alla qualità assoluta, al gusto ed alla salubrità delle loro produzioni.

Ad Orsara, ad esempio, non si può non provare l’ottima cucina di Peppe Zullo, cuoco-ristoratore e ambasciatore della Puglia che incanta per sapori e saperi, e la sua squisita ospitalità.

Tornato dagli Stati Uniti, dove aveva aperto un ristorante a Boston nel 1978, e dal Messico, nella sua Orsara di Puglia, Peppe Zullo ha qui aperto, prima, la cantina di Piano Paradiso e, poi, l’oasi del buon gusto di Villa Jamele – che ospita eventi, ricevimenti e cuochi di tutto il mondo che vengono ad Orsara di Puglia per imparare -  riuscendo anche a realizzare il suo sogno: un proprio orto, con erbe spontanee ed officinali, i vigneti, da quali trae un vino di qualità eccelsa, ed una fattoria da cui trae la quasi totalità dei prodotti che rendono uniche le preziose ed originali ricette da lui proposte. Cucina povera, piena di tradizione e di sapori che segue le stagioni così avremo: la parmigiana di borragine o le orecchiette di grano arso in salsa di marasciulo (erba spontanea) mentre in altri piatti lo scialatello ai sapori dell’orto. Prevalenza delle carni nei secondi come raviolo di vitello podolico con caciocavallo “maggengo”, asparagi e profumo di timo. Interessante tra i dolci la crostata di confettura di zucca e arancia.  Tra i vini, oltre a quelli di propria produzione conservati in una splendida cantina premiata per la sua originale archittetura,  anche una selezione di vini nazionali.

Quanto prima speriamo che Peppe Zullo possa vedere realizzato anche un altro suo grande desiderio: una linea di prodotti agroalimentari con la quale confezionerà ed etichetterà quanto di meglio nasce dai ventiduemila metri quadrati del suo orto, dai trentacinquemila metri quadrati di vigneto, dagli alberi da frutto e dall’azienda agricola capace di produrre cose di eccezionale qualità.

www.peppezullo.it

Per tutti i vini, eccellenti gli indirizzi del Movimento Turismo del Vino della Puglia.  

Info. www.mtvpuglia.it - www.meridaunia.it - www.montidauni.it .

Testo di Giovanni Scotti – Foto di Franca dell’Arciprete

 Versione stampabile




Torna