I dati emersi dallo studio realizzato dall’Università degli Studi di Milano insieme a Levissima mostrano una tendenza al regresso

Novità nel nuovo catasto dei ghiacciai italiani: il Piemonte

  Ambiente, Igiene e Sicurezza  

 Si aggiunge un importante tassello al nuovo catasto dei ghiacciai italiani: il Piemonte. Il progetto di ricerca intrapreso dall’Università degli Studi di Milano insieme a Levissima, l’acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina, ha reso noti i risultati sull’evoluzione dei ghiacciai piemontesi negli ultimi 50 anni, che vanno ad aggiungersi ad un’analisi dettagliata di quelli lombardi, avvenuta lo scorso maggio.

Obiettivo entro il 2014 è la realizzazione di un catasto nazionale, con la collaborazione del Comitato Ev-K2-CNR e del Comitato Glaciologico Italiano, che monitora lo “stato di salute” del cuore freddo delle nostre Alpi, principale indicatore dei cambiamenti climatici in atto.

Il nuovo catasto dei ghiacciai italiani, che Levissima porta avanti con impegno insieme all’Università degli Studi di Milano, è importante non solo a livello italiano, ma anche internazionale. - afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino - Infatti, i primi risultati del progetto sono stati presentati alla comunità scientifica mondiale a Vienna, durante il Meeting 2013 della European Geophysical Union. Occasione in cui il nuovo catasto ha ricevuto il patrocinio del World Glacier Monitoring Service, la struttura internazionale con sede a Zurigo che cura la raccolta e la divulgazione dei dati glaciologici a livello mondiale.

Il Piemonte ospita numerosi ghiacciai del settore occidentale delle Alpi, distribuiti in contesti geografico-climatici molto diversi - si passa dai piccoli ghiacciai delle Alpi Marittime, quasi affacciati sul Mar Mediterraneo, a quelli di maggiori dimensioni situati ai piedi di montagne che superano i 4.000 m, come il Gran Paradiso e il Monte Rosa - è quindi doveroso studiare come si siano evoluti. Il confronto tra le recenti foto aree a grande scala e i dati del precedente catasto, realizzato dal Comitato Glaciologico Italiano nel 1959-1962, evidenzia - pur nella diversa metodologia di raccolta dati - come si è modificato il glacialismo piemontese negli ultimi 50 anni: il numero dei ghiacciai è lievemente diminuito (da 118 a 98), ma la superficie totale si è dimezzata (-50,2%), passando da 56,4 km2 a 28 km2.

Nella tendenza generale del glacialismo piemontese è possibile distinguere due grandi sottoinsiemi di ghiacciai. Il primo raccoglie i gruppi montuosi più elevati dove la riduzione areale è stata relativamente ridotta (inferiore al -50% della superficie di partenza). Due esempi sono il Gran Paradiso e il Monte Rosa, quest’ultimo presenta in assoluto la riduzione più limitata (-37 %), da attribuire alla quota elevatissima e alla superficie media di partenza relativamente estesa. Qui è inoltre situato il ghiacciaio più esteso dell’intera regione, il Belvedere (4,5 km2). Il secondo gruppo presenta una percentuale di riduzione nettamente più alta, in particolare nelle regioni situate a sud, già in partenza caratterizzate da apparati di piccole dimensioni. Un caso emblematico è il gruppo del Monviso, i cui versanti molto ripidi non hanno permesso lo sviluppo di vaste masse glaciali e la loro conservazione. Qui il glacialismo appare ormai molto ridotto: si è passati infatti da 11 apparati, tutti classificati “ghiacciai montani” a 7 apparati tutti classificati “glacionevati”, con una notevole riduzione areale.

La fase di regresso glaciale è più accentuata nei settori meridionali del Piemonte, come le Marittime e il Monviso, dove condizioni altimetriche, climatiche e morfologiche non favoriscono la conservazione dei ghiacciai. - spiega il Professor Claudio Smiraglia dell’Università degli Studi di Milano, che coordina il progetto di ricerca - Questa regione è inoltre caratterizzata da un’intensa copertura detritica superficiale - fenomeno che vede vaste placche di ghiaccio coperte dai detriti - e ciò ne ha reso più complicato lo studio, nonché il confronto con i catasti precedenti.

Anche in Piemonte, così come in Lombardia, si è osservato il fenomeno della frammentazione, che ha portato alla separazione di un unico ghiacciaio in più apparati. E’ il caso del Bertà, dell’Albaron di Sea, del Carro Centrale nelle Graie Meridionali, e del Sabbione Nord nel gruppo Monte Leone-San Gottardo.

A ciò si aggiungono gli accorpamenti di ghiacciai precedentemente considerati unità separate. Il caso più interessante è quello del Belvedere sul Monte Rosa, noto sia perché è uno dei maggiori e più conosciuti “ghiacciai neri” (o ricoperto di detriti) delle Alpi, sia perché è uno dei pochissimi ghiacciai alpini dove si è verificato, nel 2002, un aumento rapido e anomalo di velocità, area e spessore con la successiva nascita del Lago Effimero. Il Belvedere nel catasto del Comitato Glaciologico Italiano del 1959-1962 risultava suddiviso in 3 ghiacciai, oggi è classificato come un solo apparato.

Levissima è una delle acque minerali del Gruppo Sanpellegrino, riconosciuta come archetipo dell’acqua e simbolo di purezza, da sempre impegnata nella tutela della fonte da cui ha origine e nella salvaguardia della risorsa acqua. Sanpellegrino è la più significativa realtà nel campo del beverage in Italia, grazie ad un ricco portafoglio di acque minerali, aperitivi analcolici, bibite e tè freddi. I suoi prodotti sono presenti in oltre 130 paesi attraverso filiali e distributori sparsi nei cinque continenti. Parte del Gruppo Nestlé - azienda leader a livello mondiale in Nutrizione, Salute e Benessere – Sanpellegrino è da sempre impegnata nella valorizzazione dell’acqua, bene primario per il Pianeta, e lavora con responsabilità e passione per garantire a questa risorsa un futuro di qualità.

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