Chiaretto di Bardolino è ora una denominazione autonoma da Bardolino doc

Chiaretto di Bardolino: una nuova doc

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L’assemblea del Consorzio di tutela, fondato nel 1969, che rappresenta, attualmente, circa il 92% della filiera produttiva totale del Bardolino e del Chiaretto, su proposta del presidente Franco Cristoforetti, ha deciso che il Chiaretto, che, storicamente è la versione rosata del Bardolino, è una doc autonoma, e che il Bardolino ritorna alle sue origini ottocentesche, valorizzando, così, le tre sottozone storiche: La Rocca, Montebaldo e Sommacampagna.

Con la nascita della doc autonoma del Chiaretto di Bardolino e il riconoscimento delle tre sottozone del Bardolino - spiega Cristoforetti - trova completamento il piano strategico tracciato dal giornalista Angelo Peretti, approvato dal consiglio di amministrazione del consorzio di tutela nell’estate del 2008. Fu allora che iniziò la scissione del percorso identitario del Chiaretto e del Bardolino, consentendo, da un lato, al nostro rosé di diventare leader produttivo assoluto tra i vini rosati italiani e, dall’altro, di mettere in luce la territorialità del Bardolino, facendolo approdare, per la prima volta, ai gradini più alti delle guide di settore.

Al Consorzio di tutela sono iscritti circa 1200 produttori di uva, 900 viticoltori, 120 vinificatori e 100 imbottigliatori. I vigneti iscritti all’albo insistono su una superficie di circa 2.700 ettari. La produzione totale annua è di circa 17 milioni di bottiglie di Bardolino e 9 milioni di bottiglie di Chiaretto. La quota export è pari al 65%. I mercati esteri più importanti sono Germania, Scandinavia e Paesi Bassi, seguiti, in Europa, da Francia e Regno Unito. Interessanti prospettive si stanno riscontrando negli Stati Uniti, in Canada e in Giappone.

Con la Rosé Revolution del 2014 il Chiaretto ha compiuto una netta scelta stilistica, accentuando il proprio carattere di rosé chiaro, secco ed agrumato ed assume, ora, piena indipendenza con una doc a sé stante. Il Bardolino accentua, invece, la sua connotazione territoriale, mettendo a frutto i risultati della zonazione del 2005 e del progetto Bardolino Village che ha visto una quindicina di produttori impegnati dal 2015.

Torniamo così - conclude Cristoforetti - per i nostri rossi di punta a quelle tre sottozone che erano già state dettagliatamente descritte da Giovanni Battista Perez alla fine dell’Ottocento, quando i vini migliori della zona erano esportati in Svizzera per essere serviti insieme con i Borgogna e i Beaujolais.

Le tre sottozone del Bardolino doc saranno: La Rocca (relativa ai comuni del territorio dell’antico Distretto di Bardolino), Bardolino Montebaldo (inerente il tratto pedemontano dell’ex Distretto di Montebaldo) e Bardolino Sommacampagna (ossia l’area delle colline meridionali più a sud). Esordiranno insieme al Chiaretto di Bardolino doc con la vendemmia 2018.

La nascita della nuova doc del rosé e le modifiche alla doc del Bardolino apporteranno varie modifiche all’assetto produttivo.

Il Chiaretto di Bardolino e il Bardolino “base”, che continuerà comunque ad essere prodotto, avranno rese massime di 120 quintali di uva per ettaro, contro gli attuali 130, mentre per le tre sottozone del Bardolino si scende a 100 quintali massimi per ettaro. I vini delle tre sottozone usciranno sul mercato non prima di settembre dell’anno successivo alla vendemmia. I disciplinari prevedono, inoltre, che si utilizzino solo uve “fresche”, vietando, quindi, sia surmaturazioni sia appassimenti. Per tutti i vini delle doc Bardolino e Chiaretto di Bardolino, la quantità ammessa di uva corvina veronese sale al 95% dall’attuale 80%.

Info: Consorzio di tutela Vino Bardolino doc - www.ilbardolino.com

G. S.

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