Fino al 1° aprile 2009 a Milano, Teatro Studio, grazie all’elaborazione drammaturgica di Ugo Tessitore ed alla regia di Carmelo Rifici

Il gatto con gli stivali - Una recita continuamente interrotta

  Cultura e società   

Il poeta Ludwig Tieck (Berlino 1773 - 1853) appartiene al gruppo dei romantici tedeschi che intendevano distruggere qualsiasi convenzione, ossessionati dall’idea di riportare sulle scene l’universo favoloso che il ‘700 aveva represso. Tieck si serve della fiaba di Perrault per scrivere nel 1844 un pezzo di satira sulle usanze teatrali del suo tempo, quando il pubblico si entusiasmava per opere melense e prestava più attenzione alle decorazioni che agli accadimenti in scena, non tralasciando stilettate sulla situazione politica dell´epoca.

La fiaba per bambini, dove alla morte del padre il fratello più giovane riceve l´eredità più misera, e cioè solo il gatto Hinze, viene recitata in una fittizia e paradossale rappresentazione teatrale, con il crescente malcontento del pubblico, che mostra di non gradire una pièce che mescola fantasia, umorismo e satira sociale. Il gatto, ricevuti gli stivali richiesti, che sono costati al suo giovane padrone Gottlieb gli ultimi spiccioli, si prodiga con mille furbizie per aiutarlo come promesso nell´ascesa sociale. Alla fine Gottlieb si ritrova proprietario delle terre del malvagio re vicino ed entra nelle grazie del buon regnante e della sua bella e brava figliola.

Pur se la fiaba del poeta, frutto di raffinata cultura sui modelli di Aristofane, Shakespeare e Gozzi, continua nel modo più classico, il pubblico inferocito trova assurdo che un gatto parli come se fosse un uomo e mostra il suo disagio con frequenti interventi che interrompono lo spettacolo. Perfino il poeta deve comparire in scena per tentare di invocare pazienza, placare gli animi e giustificare la libera irriverenza della commedia, ma riceve dal pubblico cieco e sordo un fitto lancio di frutta marcia.

Tieck, cento anni prima di Pirandello, di Jarry e dei russi, fa interloquire, come in un gioco del teatro nel teatro, finzione e realtà, immaginando che i suoi personaggi si autocritichino e girino il mondo in “cerca d’autore”.

Rispettando le intenzioni dello scrittore romantico che, a dispetto delle regole delle vita quotidiana, trasforma il teatro in un luogo dove sovvertire i canoni artistici, le leggi sociali e quelle culturali per portare il caos, il regista Carmelo Rifici dirige un gioco del teatro nel teatro inserito in una scena bella, semplice e funzionale che consente varie ed innumerevoli trasformazioni e in cui si muovono diciassette attori che si trasformano nei sessanta personaggi del testo di Tieck.

GS

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