The Iceman dI Ariel Vromen

04 febbraio 2015

Marito amorevole. Padre devoto. Spietato serial killer. Se non ci fosse una didascalia all’inizio del film a dirci che la vicenda narrata è ispirata a fatti realmente accaduti, sarebbe difficile immaginare che una cosa del genere possa accadere nella realtà.

“The Iceman” racconta la storia del famoso killer Richard Kuklinski, soprannonimato The Iceman, che nel 1986 fu condannato per l’assassinio di oltre 100 uomini per conto di svariate organizzazioni criminali dell’area di New York. Il lato incredibile della storia è che Kuklinski era anche un marito e un padre devoto e la sua famiglia rimase completamente all’oscuro della sua professione per quasi venti anni fino a che non fu arrestato.

All’apparenza sembrava che Kuklinski (Michael Shannon) stesse vivendo il “sogno americano”, con la sua bella moglie, Deborah Pellicotti (Winona Ryder) e le loro bambine, mentre in realtà era un killer su commissione capace di tenere il “lavoro” nascosto alla sua famiglia. Quando fu finalmente arrestato dai federali nel 1986, nè la moglie, nè le figlie o i vicini avevano la più pallida idea che lui fosse un assassino.

In effetti l’interrogativo principale che solleva il film non è tanto sul come potesse Kuklinski avere questa doppia personalità (in fondo anche Hitler amava teneramente Eva Braun), ma come potesse la famiglia e soprattutto la moglie non accorgersi di niente. È una domanda che capita a volte di porsi quando si ascolta in televisione di persone arrestate per usura, corruzione o spaccio di stupefacenti, ufficialmente nullatenenti ma abituati ad un treno di vita lussuoso, con familiari che dichiarano di non aver mai avuto sospetti della loro attività criminale. Viene spontaneo pensare che questi familiari, quand’anche non complici, operino una vera e propria rimozione, una volontaria autoipnosi, per quieto vivere o per continuare a godere di una vita agiata rifiutandosi di capire da cosa derivino quegli agi.

Possibile che la moglie di Kuklinski non abbia mai avuto in venti anni la curiosità di vedere l’ufficio dove il marito esercitava la presunta attività di agente di cambio? Non si sia mai chiesta come mai riceveva tanti dollari in contanti e mai un assegno, un bonifico? È vero che all’epoca, in mancanza di Internet e di telefoni cellulari poteva essere più difficile informarsi, ma il dubbio è forte.

Il film ci fa comunque seguire tutta l’evoluzione del killer di discendenza polacca che, cresciuto sotto il polso di ferro di un padre violento, matura una personalità fredda, durissima e pronta ad uccidere chiunque su commissione senza la minima esitazione, mentre nella vita privata è profondamente protettivo nei confronti della moglie e della famiglia.

Assoldato come killer personale da un boss italo-americano, per Kuklinski, che sta aspettando la seconda figlia, questo lavoro non poteva capitare in un momento migliore e il fatto che richieda l’uccisione di altri esseri umani non rappresenta un problema.

Il numero degli omicidi e il benessere familiare crescono in parallelo finchè il coinvolgimento nella guerra tra bande rivali porta Kuklinski ad inimicarsi l’ex datore di lavoro, e la soffiata di un confidente mette la polizia in grado di catturare il feroce killer. Kuklinski viene condannato a numerosi ergastoli e morirà di lì a vari anni in prigione.

Il film, diretto da Ariel Vromen, è interpretato da Michael Shannon, Winona Ryder, James Franco, Ray Liotta e Chris Evans. È in sala dal 5 febbraio.

Ugo Dell’Arciprete