Colonia: gli orrori della dittatura e del fanatismo

26/05/2016

Ai giovani di oggi, interessati solo a leggere l’ultimo tweet o l’ultimo post su Facebook, il nome di Pinochet probabilmente non dice niente. Ma chi ha una certa età ricorda sicuramente l’ondata di sdegno con cui il mondo civile accolse nel 1973 la notizia del colpo di Stato in Cile (almeno quella parte del mondo civile che riteneva che i cileni avessero diritto di scegliersi il loro presidente, senza interferenze da parte degli Stati Uniti).

Su quell’inferno di detenzioni arbitrarie, torture ed esecuzioni sommarie sono già state scritte ottime pagine di cinema, basti ricordare Missing o Garage Olimpo. Questo Colonia si aggiunge degnamente all’elenco, mostrandoci come ai crimini della dittatura si siano perversamente associati i crimini, certamente meno sanguinari ma altrettanto odiosi, di una setta pseudo religiosa.

La trama si ispira a eventi realmente accaduti, raccontando la storia di Lena e Daniel, una giovane coppia di idee progressiste che rimane implicata nel colpo di stato.

Quando Daniel viene catturato nel corso dei rastrellamenti dell’esercito di Pinochet, Lena segue i suoi passi fino a un’area inespugnabile che si trova nel Sud del paese, chiamata Colonia Dignidad. La Colonia, apparentemente, è una missione guidata da un predicatore laico di nome Paul Schäfer ma, nella realtà, è un luogo dal quale nessuno è mai riuscito a fuggire. Lena decide di entrare a far parte di questa setta allo scopo di ritrovare Daniel e ci riesce al prezzo di sofferenze, umiliazioni e rischio della vita.

I due personaggi Lena e Daniel sono di fantasia, ma purtroppo Colonia Dignidad è esistita davvero. Fondata nel 1961 da un gruppo di immigrati tedeschi guidati da Paul Schäfer (ex ufficiale della Luftwaffe), la Colonia era sede di una setta, in cui Schäfer deteneva il potere. I residenti non avevano il permesso di lasciare la colonia ed erano segregati per sesso. Televisione, telefoni e calendari erano banditi. I residenti dovevano lavorare indossando vestiti di foggia bavarese e cantare canzoni in tedesco.

In questo clima di fanatismo religioso e di soggezione psicologica fu quasi inevitabile che Schäfer accogliesse l’avvento al potere di Pinochet come baluardo contro i sovversivi, e accettasse di trasformare la Colonia in centro di detenzione e tortura.

Il film mescola efficacemente la rappresentazione angosciosa del clima di quegli anni nel Cile in generale e nella Colonia in particolare con la storia del ritrovarsi e della fuga dei due fidanzati, che lascia lo spettatore con il cuore in gola fino all’ultimo momento, incluso un sorprendente tradimento finale da parte di chi sembrava aver ormai assicurato ai due la salvezza.

Anche se la maggior parte della storia è ambientata nella Colonia, lasciano soprattutto il segno le scene iniziali del colpo di Stato e del concentramento degli oppositori rastrellati all’interno dello stadio. Inevitabile non fare un parallelo con i tristemente noti eventi della caserma Bolzaneto, a riprova del fatto che anche consolidate democrazie possono avere il loro momento di follia.

Il film, diretto da Florian Gallenberger, è interpretato da Emma Watson, Daniel Brühl, Michael Nyqvist, Richenda Carey e Vicky Krieps. È in sala dal 26 maggio.

Ugo Dell’Arciprete