Situata nella Valle d’Assano, tra i comuni di Riardo e Teano, nell’alto casertano, a confine con il Molise e il Lazio, ha un’estensione complessiva di circa 145 ettari, di cui 88 adibiti a coltivazione biologica

Oasi Ferrarelle FAI di Riardo

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Per Ferrarelle SpA ogni goccia di acqua da imbottigliare è preziosa perché questa risorsa è un dono che la natura fa all’uomo e ne rappresenta la prima fonte di sostentamento. L’acqua minerale è tale perché proviene da giacimenti profondi, protetti ed incontaminati; è batteriologicamente pura per natura; ha caratteristiche e composizioni costanti ed immutabili; è imbottigliata all’origine; deve ottenere il riconoscimento da parte del Ministero della Salute per essere considerata tale. Il progetto intrapreso per la valorizzazione del Parco Sorgenti di Riardo è testimonianza di questo interesse per l’ambiente e per la salvaguardia del patrimonio naturale di cui è dono proprio l’acqua che l’azienda imbottiglia: un progetto nato dalla volontà di custodire questo territorio ricco di storia e di vita e di gestirlo con rispetto e attenzione per garantire che tutto ciò che vi ha origine rimanga incontaminato nel tempo.

L’Oasii Ferrarelle FAI costituisce l’ampia area verde che sovrasta le fonti delle acque minerali Ferrarelle, Santagata e Natía. E’ situata nella Valle d’Assano, tra i comuni di Riardo e Teano, nell’alto casertano, a confine con il Molise e il Lazio, ed ha un’estensione complessiva di circa 145 ettari, di cui 88 adibiti a coltivazione biologica.

Per continuare a garantire l’incontaminatezza di questi luoghi e non interferire con le falde acquifere sottostanti, sull’area dell’Oasi sono presenti solo colture gestibili con l’acqua, attraverso l’innaffiamento, come gli ulivi, alberi dalla fibra molto forte, che non necessitano di concimazione o pesticidi, le cui radici danno consistenza e compattezza al terreno. L’Oasi ospita e custodisce inoltre altre diverse specie floristiche, tra cui querce e castagni, e aree boschive di macchia mediterranea. Anche le specie faunistiche che popolano l’area non interferiscono con il terreno: si tratta di uccelli, tra cui rapaci ed aironi, e soprattutto api, straordinari indicatori  biologici della salubrità ambientale.

La notorietà delle fonti di questa zona risale ai primi secoli dell’Impero Romano. Dagli scritti di diversi autori latini, tra cui Vitruvio e Plinio il Vecchio, abbiamo infatti la conferma che presso le sorgenti di Riardo esistessero già in epoca romana delle strutture termali, dette bagni, famose per le proprietà eccezionali delle loro acque. L’oasi era un’importante stazione climatico-balneare-idropinica e le sorgenti benefiche che fornivano l’acqua al luogo di villeggiatura erano cinque: Elettra, Gloriosa, Ferrarelle, Maxima e Pliniana.

Dopo la caduta dell’Impero Romano questo luogo di villeggiatura fu dimenticato, ma le proprietà dell’acqua continuarono ad essere considerate quasi miracolose dagli avventori.

Nel Medioevo Papa Gregorio VII, rifugiato a Salerno, beveva le acque di Riardo per curare i disturbi che lo affliggevano.

Un trattato del XVIII secolo cita le acque di queste vallate come “frizzanti e gustose”.

Risale invece al 1893 la notizia dell’avvio di opere di canalizzazione dell’acqua minerale della sorgente Ferrarelle, la sua prima analisi chimica e l’inizio della commercializzazione. Nel 1899 fu inaugurato lo Stabilimento balneare della Ferrarelle in Riardo, struttura termale per i bagni e le cure idroponiche. Il vero e proprio lancio della Ferrarelle come acqua da tavola avvenne subito dopo, nel 1900, con l’Esposizione Nazionale d’Igiene di Napoli.

La collaborazione con il Fondo Ambiente Italiano per l’attuazione del progetto di valorizzazione del Parco Sorgenti di Riardo è stata formalizzata il 24 novembre 2010. Per la prima volta il FAI ha avviato una partnership con un’azienda privata, accogliendo l’invito di Ferrarelle a rendere questo suo patrimonio naturale oggetto di un piano di valorizzazione culturale e paesaggistica finalizzato non solo alla tutela della risorsa idrominerale e del territorio da cui essa ha origine, ma anche all’incentivazione dell’interesse collettivo nei confronti della risorsa acqua, affinché possa essere conosciuta e vissuta dal pubblico in maniera stimolante ed innovativa.

Il progetto è stato dunque incentrato su due punti cardine - l’acqua e il paesaggio – e ha avuto come obiettivo quello di valorizzare il territorio, permettendo una fruizione altamente qualitativa delle attività legate allo stabilimento idrominerale e creando un’azienda agricola che potesse concorrere alla conservazione delle biodiversità e del paesaggio culturale e storico. Sono stati messi in cantiere interventi di recupero ambientale e vegetazionale, rispettosi dell’originaria identità di questi luoghi, e interventi di recupero e di conservazione materica delle numerose testimonianze storiche sia di natura infrastrutturale (viali, vie d’acqua) sia architettonica (le vecchie masserie) sulla base di armoniose scelte estetiche (mitigazione dei detrattori visivi).

Il 25 maggio 2011, a soli sei mesi dalla presentazione del progetto, è stata inaugurata la Masseria Mozzi, storica dimora riportata alla luce attraverso lavori di restauro, messi a punto con la supervisione del FAI, estremamente rispettosi delle forme rurali tradizionali e che hanno quindi permesso di ripristinare il profilo originale della masseria, rendendolo perfettamente in linea con i tratti paesaggistici che la storia di questi luoghi ci ha voluto tramandare. La Masseria Mozzi è diventata oggi a tutti gli effetti fulcro dell’Oasi ed anche punto di accoglienza e di ristoro per i visitatori.

Per quel che riguarda il lato ambientale ed agricolo invece, è stato seguito un programma di piantumazione di nuovi alberi e sono state messe a dimora colture tradizionalmente praticate nel territorio, come il grano tenero, il grano duro e il nocciolo, tutte gestite con tecniche ecocompatibili e rispettose del delicato equilibrio ambientale della zona. Inoltre, grazie a circa 10000 ulivi, che hanno dato vita ad un grande oliveto, e 50 arnie si producono adesso un olio extra vergine d’oliva in conversione biologica e quattro varietà di miele biologico di cui Masseria delle Sorgenti Ferrarelle, l’azienda agricola del gruppo nata in seguito all’avvio del progetto, ha già cominciato la commercializzazione.

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