Nasce l’Osservatorio Cera di Cupra sulle Pari Opportunità

Cera di Cupra dalla parte delle donne

  Bellezza e Benessere  

Più dell’80% delle donne italiane non ritiene che ci siano pari opportunità tra uomo e donna, tra le imprenditrici e le dirigenti si sale all’ 85%. Sarà forse perché, nonostante tutte le difficoltà, le donne, costrette a dover scegliere tra figli e carriera, scelgono i figli. Al via il primo Osservatorio Cera di Cupra che si propone di monitorare l’evoluzione del ruolo della donna verso le pari opportunità dal 2008 al 2010, secondo il roadmap indicato dall’Unione Europea. La prima tappa del percorso non presenta dati entusiasmanti per l’universo femminile: promozioni maschili ‘immeritate’, la responsabilità della casa e dei figli, scarsità di ruoli di potere, pochissimo tempo da dedicare a se stesse e ai propri interessi, questa la fotografia della realtà.

E’ così, parola di donna.

All’indagine dell’Osservatorio Cera di Cupra, condotta dalla società Dinamiche ed effettuata con metodologia Cawi, hanno partecipato 1.000 donne di età compresa tra i 18 e i 65 anni e un campione di 150 donne imprenditrici/dirigenti. Ma nonostante tutto, l’immagine di donna che si profila dalla ricerca è portatrice di entusiasmo, ottimismo, femminilità, intelligenza e romanticismo. Donne che - come dice Charlotte Whitton - hanno dovuto fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà ma che, ancora una volta, possono mollare in qualsiasi momento tutto per un figlio e che se devono scegliere tra amare e mangiare, forse, scelgono di amare.

Cera di Cupra, marchio della Farmaceutici Dottor Ciccarelli nato nel 1957, è da 50 anni dalla parte delle donne. Per festeggiare questo traguardo importante nel 2007 ha fatto un omaggio alle donne ripercorrendo i loro cambiamenti e la loro evoluzione attraverso il cinema e la fotografia per scoprire che, curiosamente, era più donna la mondina della velina. Per il 2008 l’Azienda decide di istituire l’Osservatorio Cera di Cupra triennale che rileva il vissuto delle donne rispetto ad alcuni aspetti salienti della loro posizione nella società.  Ma il progetto Cera di Cupra dalla parte delle donne non si ferma qua, per raccogliere anche la testimonianza delle donne più giovani, Cera di Cupra offre una borsa di studio alle studentesse che meglio sapranno commentare alcune citazioni famose: Essere donna è così affascinante. E’ un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai (Oriana Fallaci) – Non si nasce donna, si diventa (Simone de Beauvoir) - Le donne devono fare qualunque cosa due volte meglio degli uomini per essere giudicate brave la metà. Per fortuna non è difficile (Charlotte Whitton).

Il progetto borsa di studio vede il coinvolgimento delle studentesse dell’Università Cattolica di Milano, della Luiss di Roma e delle Università di Trento e di Siena. L’assegnazione delle borse di studio avverrà al termine della valutazione degli elaborati, il prossimo novembre in concomitanza con l’apertura dell’anno accademico.

La ricerca dell’Osservatorio Cera di Cupra:

Le donne si destreggiano tra mille difficoltà e impegni, ma diversamente da quanto si possa pensare, il lavoro femminile è una necessità solo per un terzo delle donne italiane, mentre per la maggioranza è una fonte di autodeterminazione, di autonomia e di realizzazione Interessante il fatto che il 30% del campione viva il lavoro come un piacere, percentuale che sale al 37% tra le dirigenti/imprenditrici.

Un lavoro che piace ma che è ancora in lotta aperta con le pari opportunità: 8 donne su 10 ritengono che attualmente non ci siano pari opportunità tra uomo e donna. Le donne si sentono discriminate su diversi livelli, nella possibilità di fare carriera (il 60% del campione e più del 70% delle donne dirigenti/imprenditrici), nel riconoscimento delle proprie capacità ( 1 donna su due) e nel diritto di fare figli (più della metà delle donne tra i 25 e i 44 anni). Il problema sembra accentuarsi nel caso di mansioni di responsabilità e più del 50% delle dirigenti/imprenditrici ha visto assegnare un ruolo o una promozione importante ad un uomo seppure lo meritasse una donna.

D’altro canto, se è una donna a fare una carriera brillante per circa il 35% del campione si ha la convinzione che l’abbia raggiunta rinunciando alla famiglia e ai figli. Adducono il ricorso ad espedienti poco leciti percentuali nell’ordine del 23% del campione. Mentre i criteri meritocratici incidono nel raggiungimento di un ruolo di primo piano nel mondo del lavoro per il 20,6% nel campione base e 23,6% per le dirigenti/imprenditrici.

Se poi è la donna ad occupare un ruolo professionale più importante del marito/compagno si ha la convinzione che incida negativamente nel rapporto per il 52% delle donne. Le motivazioni addotte vedono il crearsi di un’insana competizione per più del 60% del campione,  seguita dall’invidia per più del 30% del campione.

E che dire dei figli e della casa? Cosa accade dentro le mura domestiche alla sera quando le donne rientrano dopo giornate lavorative intense? Sono sempre loro che si occupano di tutti gli aspetti pratici della famiglia secondo più della metà del campione. E’ nella gestione dei figli che le donne si sentono più supportate dagli uomini (oltre il 40%), supporto che diminuisce nettamente nelle faccende domestiche (10/11%) e, contro il comune pensare, rimane basso anche in cucina (11%).

Parlando di scelte fra carriera e figli, per oltre il 70% delle donne è la famiglia ad essere al primo posto e solo 1 donna su 10 sceglierebbe la carriera a scapito di un figlio (su entrambi i campioni). Se lo stesso dilemma fosse posto ad un uomo, le donne intervistate sono convinte per circa l’80% che sarebbe la carriera ad essere preferita, a scapito della famiglia.

Come grandi alleati delle donne del nuovo millennio tornano i nonni che vincono nettamente sulle più moderne baby-sitter o tate di nuova generazione (14% per il campione base e 25% per le dirigenti/imprenditrici) e sui nidi che propongono ogni tipo di arte, gioco o musica-terapia (30% circa dei campioni). In un paese che non aiuta ad avere figli (per l’80% delle donne) i nonni sono la prima scelta per la gestione dei piccoli per il 40% delle donne, percentuale che sale a più del 50% per il sud e le isole. Poco tempo da dedicare loro ma grande serenità per i bimbi, per il 60% delle donne ad un bambino giova avere una mamma che lavora, percentuale che arriva a più del 70% per le dirigenti/imprenditrici. Si fanno i conti con i sensi di colpa?

E’ proprio con la nascita/gestione dei figli che, ancora una volta, ci si scontra con le pari opportunità: fra chi ha usufruito di congedi parentali e formule part-time, oltre la metà si è poi vista penalizzare nel suo percorso di carriera o nei rapporti con i colleghi.

Ma le donne credono ancora in una società migliore? Quasi il 60% delle donne ritiene che, nonostante tutto, la situazione della donna nella società negli ultimi 20 anni sia migliorata e una percentuale di poco più bassa, circa il 50%, ritiene che continuerà a migliorare anche nei prossimi 20 anni. Ma solo il 20% del campione ritiene che il miglioramento sia una conseguenza delle battaglie femminili, per le restanti il merito va all’evoluzione della società tutta (40/50%) e alle istituzioni (19%). Grande assente la politica che si è occupata attivamente del problema solo per il 3% delle donne. Una società migliore dunque, ma una società in cui il compromesso è da considerarsi più come un successo (48% per il campione base e 58% per le dirigenti/imprenditrici) che come una sconfitta (38% per il campione base e 28% per le dirigenti/imprenditrici)

Le grandi battaglie per le pari opportunità sono ancora tutte da fare e, secondo l’Osservatorio Cera di Cupra, saranno da affrontare soprattutto nella politica (62/63%), nel lavoro in generale (50% circa), nelle istituzioni (più del 40%) e nella gestione della famiglia (più del 30%). Anche in alcuni ruoli/mansioni prevale la convinzione nel campione base che si tratti di occupazioni prettamente maschili: l’amministratore delegato (per il 72,4%), il direttore generale (per il 74,7%), il deputato o senatore (per il 76,2%). Mestieri squisitamente femminili sono ancora la segretaria (per il 62,7%) e l’insegnante (per il 49%). Fra le posizioni aperte ad entrambi i sessi si segnalano: il medico (per il 65%), il ricercatore (61%), l’operaio (56%), l’impiegato nel settore pubblico (71,6%). Dura la vita, ma a conti fatti le donne invidiano qualche qualità maschile? Nessuna in particolare e, se proprio devono scegliere, optano per forza fisica e menefreghismo!

Se già la strada per farsi posto nel mondo del lavoro è in salita, si deve aggiungere la grande attenzione che le donne devono dedicare a se stesse e alla propria immagine, fondamentale per la carriera per oltre il 90% delle donne. Solo il 20% del campione risponde che le donne rinunciano alla propria femminilità per agire come gli uomini, mentre più della metà ritiene che anche nelle donne di potere vinca la femminilità.

Per la metà delle donne consultate la cura di sé è un piacere, ma per 1/5 è vissuta come una necessità o un obbligo sociale. Riescono a dedicarci mediamente 31 minuti al giorno e qualche volta sforano nel week-end, ancora una volta si attinge tempo dalla famiglia più che sottrarlo al lavoro!

E in questa corsa contro il tempo, tra i figli, il lavoro, il compagno e la casa se arrivasse la proposta di passare una serata in uno dei più rinomati centri di bellezza senza possibilità di rinviare, alcune donne non rinuncerebbero per nessun motivo al mondo (15/16%), altre rinuncerebbero per una serata con i figli (15%) e le più romantiche rinuncerebbero per una cena con il partner (13/14%). Cena con il partner che potrebbe, ancora una volta, costringere ad una scelta: dovendo rinunciare ad un piacere della vita le donne rinuncerebbero al sesso o al cibo? La sfida finisce a parimerito per il campione base, mentre Sesso-Cibo 1 a 0 per le dirigenti/imprenditrici (rinunciano al cibo il 43% e al sesso solo il 29%).

 Versione stampabile




Torna