Teatro Menotti PLAY STRINDBERG di Friedrich Dürrenmatt

22/11/2017

Dal 23 novembre al 3 dicembre

Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia - Artisti Riuniti - Mittelfest 2016

Presentano PLAY STRINDBERG di Friedrich Dürrenmatt

traduzione Luciano Codignola

con Maria Paiato, Franco Castellano, Maurizio Donadoni

Dopo l’anteprima estiva al Mittelfest 2016 e l’applaudito debutto nazionale al Politeama Rossetti di Trieste, reduce da una tournée di successo, dopo Chiasso, Genova, Udine, Parma e Roma, arriva finalmente a Milano al Teatro Menotti dal 23 novembre al 3 dicembre Play Strindberg, testo che Friedrich Dürrenmatt rielabora dallo strindberghiano Danza macabra per tratteggiare uno spettacolo cinico e molto divertente.

Lo spettacolo, coprodotto dal Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Artisti Riuniti, Mittelfest 2016, è firmato da Franco Però che dirige un terzetto d’attori di assoluto livello - Maria Paiato, Franco Castellano, Maurizio Donadoni - capaci d’interpretare ogni sfumatura dei loro personaggi, di dare evidenza ad ogni potenzialità offerta dall’asciutta e intrigante scrittura.

Sotto le livide luci di un ring che contiene gli elementi essenziali di un interno borghese (la scena è di Antonio Fiorentino), Maria Paiato (Alice), Franco Castellano (Edgar) e Maurizio Donadoni (Kurt), si confrontano in un eterno triangolo: si attaccano, si corteggiano, si colpiscono e si affrontano, si mettono alle corde come in un vero incontro di boxe. I costumi sono creazioni di Andrea Viotti, le suggestive luci sono firmate da Luca Bronzo e le musiche da Antonio Di Pofi.

Il progetto produttivo del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia continua, dunque - dopo la produzione dello schnitzleriano Scandalo incentrato sulle dinamiche interne a una famiglia borghese - a focalizzare l’attenzione sul tema della famiglia, ricorrendo all’aiuto dei grandi analisti del teatro del Novecento, al loro sguardo lucido sulla realtà, alla loro capacità di presagire e di parlare anche al nostro tempo.

Play Strindberg nasce al Teatro di Basilea nel 1969, scritta dall’autore svizzero tedesco proprio per quella messinscena (molto applaudita) e tratta dal capolavoro strindberghiano Danza macabra. La pièce - si racconta - viene creata perché Dürrenmatt, che era parte della direzione del teatro, era affascinato dalle possibilità interpretative che Strindberg aveva ideato per gli attori nel dramma originale, ma profondamente insoddisfatto delle traduzioni e degli adattamenti esistenti. Così affronta egli stesso quella materia: ed il risultato si rivela molto più di un adattamento. «Il risultato - commenta infatti il traduttore Luciano Codignola - è un’opera drammatica unitaria, serrata, densa, coerente sul piano stilistico, perfettamente sviluppata come costruzione e di una modernità stupefacente. Al regista e agli interpreti Dürrenmatt ha fornito un pezzo di bravura, una struttura aperta dove possa esercitarsi il virtuosismo degli interpreti (…) Da questo testo, apparentemente così scarno, si può trarre uno spettacolo da togliere il fiato, qualcosa che in questi ultimi tempi s’era avuta solo con Chi ha paura di Virginia Woolf»

E di questo non può stupirsi chi conosce l’ampia e straordinaria produzione drammaturgica di Friedrich Dürrenmatt (da Romolo il grande a Un angelo scende a Babilonia, da La visita della vecchia signora a I fisici), a cui va aggiunta la notevole attività di scrittore di romanzi, racconti, saggi… Fu anche, addirittura, pittore. Nato nel 1921 a Berna e morto a Neuchâtel nel 1990, Dürrenmatt si impone come uno dei maggiori interpreti della cultura moderna, che tratteggia e analizza nelle sue opere con sguardo rigoroso e razionalmente scettico, incline al paradosso e anche alla polemica. L’arma del grottesco, del sarcasmo virtuosisticamente manipolato gli serve per smascherare con un sorriso l’ipocrisia del suo tempo. Forte della lezione brechtiana e dell’espressionismo, nonché di una personale maestria nell’uso del linguaggio e delle strutture drammaturgiche, affascina con una scrittura forte ed essenziale, allusiva e dal respiro universale. «Nel rappresentare il mondo, al quale mi sento esposto, come un labirinto - scriveva - tento di prenderne le distanze, di fare un passo indietro, di guardarlo negli occhi come un domatore guarda una bestia feroce. E questo mondo, come io lo percepisco, lo metto a confronto con un mondo contrapposto ad esso, e che io mi invento».

TEATRO MENOTTI

Via Ciro Menotti 11, Milano - tel. 02 36592544 - biglietteria@tieffeteatro.it

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