MUDEC: LUCE DIETRO TRACCE INCOMPIUTE di Mariana Castillo Deball

31/10/2023

Fino al 7 aprile 2024

All’interno della visione del Mudec rivolta a tematiche ed estetiche contemporanee, il Museo delle Culture presenta per l’autunno 2023 il secondo progetto site-specific a cura di Katya Inozemtseva e Sara Rizzo con il supporto di 24 Ore Cultura e Fondazione Deloitte, Institu-tional Partner, destinato questa volta ad essere ospitato nel cuore dell’Agorà. Si intitola “Luce dietro tracce incompiute”, e si tratta dell’installazione tessile dell’artista messicana Mariana Castillo Deball, che da giovedì 19 ottobre fino al 7 aprile 2024 accoglierà i visitatori del Museo, nelle sue monumentali dimensioni e nei suoi molteplici spunti di riflessione.

L’opera d’arte tessile contemporanea è anche preludio alla mostra “Exposure”, un progetto espositivo originale e articolato previsto per il prossimo primo marzo 2024 e che accompagnerà il pubblico in un percorso narrativo e di consapevolezza dell’estrema importanza che riveste l’allestimento museale nella valorizzazione dell’opera e nel dialogo con il visitatore, soprattutto quando si parla di museo etnografico.

La mostra ruota, infatti, attorno a domande complesse: qual è la relazione tra l'oggetto, la ve-trina e lo spettatore? Cosa rappresenta davvero la vetrina per una collezione di opere e oggetti provenienti da un contesto culturale differente? Cos'era la vetrina "prima del museo" e qual è il suo uso oggi, sia in ambito commerciale che nello spazio espositivo contemporaneo?

Da quando esiste il museo pubblico, la vetrina è arrivata quasi a rappresentare il museo stesso, diventando non solo contenitore ma anche un simbolo.

Anche l’Agorà del museo allora può essere letta, di fatto, come un’enorme vetrina posta nel cuore del MUDEC.

Nel tentativo di riconfigurare la percezione dello spazio museale, iniziamo proprio da questo spazio assolutamente iconico. Da questo concetto ‘provocatorio’ nasce dunque l’installazione monumentale “Luce dietro tracce incompiute”.

L'artista messicana Mariana Castillo Deball (nata nel 1975) - già presente alla Biennale di Ve-nezia nel 2022 e a dOCUMENTA (13) a Kassel nel 2012 - ha immaginato per l’Agorà un pro-getto tessile che trova le basi in una dettagliata ricerca iconografica preliminare: un im-printing derivato dalla sua formazione archeologica e che costituisce sempre il motore della sua pratica artistica.

L'artista ha selezionato dodici frammenti tessili di epoche diverse, presenti nelle colle-zioni del Museo delle Culture e appartenenti al patrimonio tessile della Fondazione Ratti di Como, sulla base dei quali ha poi creato i propri acquerelli. Queste immagini interpretate sono state stampate su tessuto in formato ingrandito e assemblate con ulteriori elementi tessili presso i laboratori NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, con la collaborazione degli stu-denti del Biennio Specialistico in Textile Design, guidati da Salvatore Averzano e coinvolti in un lavoro di ricerca e studio degli archivi museali, volto a contribuire alla progettazione e rea-lizzazione dell’opera. In questo modo si sono formati dei "palinsesti" tridimensionali che bril-lano di significati e storie diverse.

In un percorso di scoperta che ha combinato gli antichi manufatti secondo una libera interpretazione estetica si sono formati dei "palinsesti" tridimensionali che brillano di significati e storie diverse. Ne sono così nati sette frammenti, ‘sculture’ tessili sospese al centro dell’Agorà, che dal soffitto illuminato di luce naturale ricadono a rivestire il perimetro ricurvo della grande sala, cuore identitario del museo. L’installazione nell'atrio in vetro del museo presenta quindi una situazione ribaltata, in cui è lo spettatore a trovarsi all'interno di un volume di vetro, come se fosse egli stesso dentro una vetrina.

L’ispirazione

Nelle sette sculture tessili Mariana Castillo Deball reinterpreta - senza mai perdere del tutto il contatto con l’originale - alcuni preziosi tessili, molti dei quali appartengono alle collezioni del Mudec e colpiscono per le modalità astratte e fortemente grafiche di alcune forme d’espressione delle culture preispaniche, come il raro frammento di manto peruviano, databile al 600-700 d.C. e caratterizzato da uno straordinario ritmo di forme e colori: la decorazione tie-dye di questo patchwork mischia due tecniche diverse per ottenere un vorticoso gioco geometrico.

Anche il frammento di tessuto peruviano decorato con motivi di mani, appartenente alla tradi-zione Paracas e datato al 410-200 a.C. sorprende per le sue modalità astratte e fortemente grafiche.

Sempre nelle collezioni del MUDEC si trova il frammento di gonna femminile decorato con fitte figure di contadini al raccolto o intenti in un rituale agricolo, databile fra il I secolo a.C. e il I secolo d.C. e importante testimonianza visiva dell’agricoltura nella cultura Nasca: sono infatti riconoscibili anche le piante coltivate.

Non mancano esempi legati ad altre culture, come il prezioso tessuto operato di manifattura giapponese, della seconda metà del XIX secolo, decorato con motivi di crisantemo (kiku), fiore nazionale del paese e simbolo di longevità.

“Il tema del frammento - commenta la curatrice Sara Rizzo - accompagna dunque l’intero processo di ideazione e creazione dell’opera, passando dall’iniziale accezione archeologica, legata ai reperti del museo, a quella artistica, intrinseca nell’opera d’arte contemporanea. Imbastire, cucire e immaginare un nuovo ‘intero’ attorno al nucleo archeologico corrispondono a scriverne - o riscriverne - la storia, proiettandola oltre lo scorrere del tempo. Con il suo lavoro Mariana Castillo Deball restituisce completezza a qualcosa che per antonomasia ne è privo.”

L’opera ‘esce’ dall’Agorà e continua nei depositi del Museo. Le visite guidate

Il Mudec sta inoltre lavorando sulla partecipazione attiva del pubblico all’opera, attraverso una serie di visite guidate ai depositi delle collezioni - che si trovano in situ e che sono una peculiarità del museo - ciascuna legata alla scoperta di un particolare pezzo proposto da Ma-riana nella sua installazione. Si vuole così ricreare il legame, spesso invisibile, tra lo spazio espositivo e il patrimonio del museo che vuole essere reso disponibile, restituito alla collettività. Questo in particolare sarà uno spunto di riflessione sul concetto di ‘esposizione’, di ‘vetrina’, di ‘allestimento’, che verrà ripreso e ampiamente indagato all’interno della mostra “Exposure” prevista per marzo 2024 e di cui quest’opera - come accennato - è la naturale an-ticipazione.

Info e prenotazioni: https://t.ly/mhiw8

Chi è Mariana Castillo Deball

Mariana Castillo Deball (1975) adotta per la sua pratica artistica un approccio caleidoscopico, mediando tra scienza, archeologia e arti visive ed esplorando il modo in cui queste discipline descrivono il mondo.

Le sue installazioni, performance, sculture e progetti editoriali nascono dalla ricombinazione di diversi linguaggi che cercano di comprendere il ruolo che gli oggetti giocano nella nostra identità e nella nostra storia.

Le sue opere sono il risultato di un lungo processo di ricerca, che le permette di studiare i di-versi modi in cui un oggetto storico può essere letto, in quanto presenta una versione della realtà che informa e si fonde in un panorama polifonico.

Cercando di avviare un dialogo con istituzioni e musei al di là dell'arte contemporanea, l’artista collabora con collezioni etnografiche, biblioteche e archivi storici. Spesso produce multipli - libri o oggetti con usi e formati diversi - per esplorare come possano generare nuo-vi territori. Intrecciando i campi dell'antropologia, della filosofia e della letteratura, Castillo Deball trae ispirazione da un'ampia gamma di fonti e si impegna nello scambio di conoscenze come processo di trasformazione per tutti i soggetti coinvolti.

Mariana Castillo Deball ha conseguito un BFA presso l'Universidad Nacional Autónoma de México nel 1997. Nel 2003 ha completato un programma post-laurea presso la Jan van Eyck Academie nei Paesi Bassi. Deball ha ricevuto il Prix de Rome (2004), lo Zurich Art Prize (2012), una borsa di studio presso l'Henry Moore Institute (2012) e il Preis der Nationalgale-rie für junge Kunst (2013). Nel 2011 è stata artista in residenza presso il Berliner Künstler-programm in Deutscher Akademischer Austauschdienst (DAAD).

Ha rappresentato il Messico alla 59^ Biennale di Venezia (2022) con il progetto “Hasta que los cantos broten” (“Finché non sbocciano i canti”). La sua mostra più recente è “A Noite” (“The Night”) at Pivô (São Paulo, Brazil), curated by Fernanda Brenner and cocurated by Ana Roman.

Per altre informazioni: https://castillodeball.org/